Mesi fa mi sono imbattuta in un articolo di Nadia Camandona su: https://medium.com/ e ne sono rimasta davvero molto colpita, per lo stile di scrittura, per un argomento che mi interessa molto da vicino: le Startup e per la capacità di Nadia di trasportarti in un attimo nella sua nuova vita a Londra. L’articolo in questione è: 10 cose che ho imparato vivendo con uno startupper e oltre a dire tante cose interessanti sull’esperienza di vita che si fa quando in ambito familiare si avvia una Startup, è scritto con una grande ironia.  È un articolo che è stato ripostato addirittura da StartupItalia. Con grande gioia pubblico oggi l’intervista che ho fatto in questi giorni a Nadia Camandona. È stata una chiacchierata molto bella e piena di ispirazioni, che spero possano essere utili a chi vuole reinventarsi continuamente nella propria vita di donna, non importa a che età ed in quale luogo del mondo. Ho chiesto a Nadia di raccontarci qualcosa di sé.

L’arte e Nadia

Quando parli con Nadia, ti accorgi subito di avere a che fare con un’artista. L’arte e la vita di Nadia Camandona sono infatti legate indissolubilmente. Nadia aveva studiato Restauro Ligneo presso la scuola Associazione Scuole Tecniche San Carlo di Torino e poi era stata assunta giovanissima nella stessa scuola in cui aveva studiato, con un contratto a tempo indeterminato. Nell’Istituto in cui lavorava non si limitava ad insegnare arte, ma faceva anche tutta una serie di attività artistiche correlate: scriveva libri di testo sulla storia dell’arte e della decorazione per esempio. Aveva creato inoltre un giornale per l’Associazione degli Ex-allievi, che nel giro di due anni è diventato molto di più, ovvero: la Rivista d’Arte e d’Artigianato Capodopera, che non solo Nadia ha fondato, ma che ha poi diretto per 12 anni. Quell’Istituto d’arte ha avuto un ruolo notevole nella sua vita, non solo dal punto di vista professionale. Infatti lì, in occasione di una mostra da lei organizzata in cui presentava il suo: “Storia del libro e la sua illustrazione”, ha conosciuto suo marito. Eppure, nonostante l’Istituto fosse come una famiglia, dopo 12 anni Nadia ha lasciato il suo tempo indeterminato e le sue certezze per reinventarsi imprenditrice.

Ho chiesto a Nadia:

Puoi dirci qual è stata la molla che ti ha fatto iniziare un nuovo percorso? Il reinventarsi a livello professionale come è accaduto?

“Ho sempre avuto l’idea di fare qualcosa per conto mio. Nonostante amassi molto il mio lavoro all’Istituto d’arte, lo status di dipendente in qualche modo mi stava stretto. Durante quegli anni infatti avevo già un piccolo laboratorio e restauravo in proprio; in qualche modo c’era già in me la molla che poi è scattata di diventare imprenditrice di me stessa. La mia vera passione da sempre è stata quella di dipingere, ma per molto tempo ho accantonato il mio sogno. C’è stato comunque un periodo di passaggio da quando mi sono dimessa dall’Istituto a quando sono diventata imprenditrice.

Raccontaci qualcosa della tua esperienza di imprenditrice

“Con la mia esperienza della Rivista e della scrittura di libri d’arte e con le mie grandi conoscenze nel mondo dell’arte, mi sono lanciata nell’editoria. Devo dire che in casa mia non c’era nessuna esperienza o cultura di impresa e neppure una predisposizione ad essa. Quindi reinventarsi imprenditrice è stato un iter da autodidatta. Ho fortunatamente trovato un percorso formativo organizzato dalla regione Piemonte, grazie al quale ho scoperto e fatto il mio primo Business Plan. Ed in seguito ho aiutato anch’io una stagista: è stata un’esperienza molto bella e tutta al femminile. Sono stata un’imprenditrice nell’editoria per 10 anni, dal 2006 al 2016. La mia casa editrice: “Nadia Camandona Editore” pubblicava tutto quello che riguardava l’arte e l’artigianato. Dopo aver aperto la casa editrice ho incontrato, a uno dei concerti che teneva, il mio insegnante di musica delle scuole medie: Enrico Euron. Enrico mi ha proposto di pubblicare un libro d’arte e di musica. Il percorso con lui è stato straordinario e complesso. Ho pubblicato il libro dal titolo: “I Canti del Piccolo Popolo” e anche il “Metodo per Arpa Celtica” in 4 volumi, unico in Italia, e abbiamo organizzato Rassegne Internazionali di Arpa Celtica, stages e concerti. Ho continuato questa mia attività e quella di editrice, anche quando è nato mio figlio Vinicio”.

A proposito di reinventarsi, lo hai fatto di nuovo dopo essere stata un’editrice. Ci vuoi dire di più?

“Quando nel 2013 è nata mia figlia Frida, ho iniziato a rallentare molto nel mio lavoro di imprenditrice e non ho più fatto la manager per Enrico. Mi sono invece gustata la bellezza di essere mamma. Nel frattempo la mia passione per la pittura non si era smorzata. In fin dei conti da quando ero piccola avevo sempre dipinto e quando come editrice pubblicavo libri di artisti, scrivevo di quello che in realtà avrei voluto fare io. Ma il mio vero sogno, la mia vera passione è stata sempre posposta in un certo senso, senza mai affievolirsi però. Nel 2011 poi è nata la Startup di mio marito. I primi anni di vita della Startup eravamo ancora in Italia, finché poi questa non è stata portata a Londra. Vivendo l’esperienza di Startup di mio marito, ho capito che nella vita è fondamentale lottare per quello che si desidera. Reinventarsi è importante e possibile, se lo si vuole. Nel 2016 ci siamo trasferiti a Londra e qui ho continuato a portare avanti un’altra mia passione, quella per la scrittura: infatti già dal 2014 scrivevo il mio blog su Medium. Quando scrivo mi sembra di dipingere con le parole. Immagino le parole a colori. E il blog è sia un modo per riordinare le mie idee, sia un veicolo per raccontare la mia esperienza, affinché possa giovare ad altri che stanno vivendo qualcosa di simile. Ho anche riiniziato a dipingere. Ho fatto un corso sulle tecniche pittoriche a Londra, che mi ha dato molto sicurezza e che mi ha fatto capire che ce la posso fare. Sto portando avanti i miei progetti come pittrice e sto anche sondando il terreno su Internet in questo campo. Con mia madre che era sarta, dipingevo sui tessuti fin da quando avevo 9 anni. Ora mi sto mettendo alla prova in particolare nella pittura su tela e carta”.

Il lavoro a distanza

L’intraprendenza di Nadia e l’ispirazione artistica che l’hanno guidata in tutta la sua vita parlano da sole e mi hanno particolarmente affascinata. Nadia, addirittura, nel suo reinventarsi professionalmente e come donna non ha totalmente reciso i suoi legami con l’Istituto d’arte in cui ha lavorato per tanti anni. Lo segue ancora come Vicepreside a distanza. E questa esperienza di lavoro e responsabilità da remoto, in cui io credo molto e che trovo grandiosa, mi ha dato lo spunto per un’altra domanda da farle:

Qual è la tua opinione sui rapporti di lavoro da remoto e a distanza tramite la tecnologia e sul web?

“Fino a 30 anni sono stata la classica artigiana e difendevo l’uso di carta e penna: io e la tecnologia a quell’epoca eravamo due mondi separati. Ma nel 2000 ho fatto un corso e mi si è aperto un mondo. Inoltre mio marito è un informatico, per me è un vero e proprio visionario, molto interessato e portato all’innovazione. Infatti insieme nel 2009 avevamo portato in Italia per la prima volta i bookreaders con il nostro negozio: “a4mani”, che è stata un’altra esperienza molto bella. Quindi, anche se sono un’artigiana, sono molto aperta alle tecnologie e alle innovazioni. Grazie alla tecnologia posso intrattenere tanti rapporti in Italia ed instaurare anche delle relazioni professionali, senza la presenza fisica. Come artista, infatti, tendo a essere un po’ schiva e il web mi aiuta moltissimo in questo”.

Il blog di Nadia di cui abbiamo parlato in quest’intervista è molto interessante ed è una lettura piacevole. Tra i suoi articoli più ripostati e conosciuti ce ne sono alcuni della sua rubrica: “Salutare senza addii”. Nadia infatti, come spiega nel suo blog, si è avvicinata a un tipo di alimentazione diversa e molto sana, che ha migliorato il suo stile di vita e quello della sua famiglia. Mi fa piacere citare per esempio il suo post: Non siamo a dieta! E si diletta a scrivere anche del cibo a Londra e di come si possa mangiare bene e in maniera salutare anche nella capitale inglese. Tra le altre iniziative di Nadia il gruppo MamManagers (mamme in felice de-crescita) che aveva creato in Italia: un gruppo dedicato alle mamme che per esempio vogliono rimettersi in forma dopo il parto, cucinare bene e stare attente alla qualità della vita da mamme.

Ringrazio molto Nadia Camandona per quest’intervista. Un’altra testimonianza di quanto le conoscenze nate sul web siano importanti e reali sia dal punto di vista professionale, che personale. Perché le distanze non impediscono il nascere di collaborazioni serie e proficueal contrario rendono molto spesso possibile ciò che ci poteva sembrare difficile.